Qualche tempo fa, una mattina, accedendo al nostro social preferito del momento, abbiamo scoperto che è stato aggiunto un tasto con un pollice in su, da poter cliccare sotto ai post o alle foto degli utenti: è il tasto like, volto a far sapere agli altri che quella cosa “mi piace”.
Ma cosa vuol dire per ciascuno mettere like ad un post appare meno chiaro. Mi capita spesso di domandarlo ai ragazzi che incontro nelle scuole, chiedendo loro se mettere un like corrisponda sempre al dire che quel post o quella foto piaccia loro veramente.
La prima reazione solitamente è un sorriso, come se la domanda stessa stimolasse già una riflessione sulla mole di significati che quel tasto ha per ciascuno. Ci sono quelli che mettono “mi piace” perché realmente vogliono dire che gli piace; quelli che lo mettono per affetto all’altra persona; quelli che lo fanno perché così fanno alla maggior parte dei post; quelli che lo mettono perché qualcun altro l’aveva prima fatto a loro. Uno scambio insomma.
Questo ha stimolato spesso la mia curiosità: cosa pensano i ragazzi quando invece lo ricevono, un like? Perché le altre persone cliccano quel pulsante?
La maggior parte dei ragazzi risponde: “significa che il mio post piace”, senza considerare gli altri motivi venuti fuori dalla prima domanda.
C’è una bella discrepanza tra ciò che si pensa quando si mette un like e ciò che si pensa quando lo si riceve. Forse perché ci fa piacere pensare così, o forse perché online mancano una serie di canali visivi, come il non verbale, che invece riusciamo a decifrare meglio dal vivo.
La domanda, per me che cerco sempre di avere uno sguardo particolare sui vissuti e sulle emozioni dei ragazzi, è: come fa sentire i ragazzi ricevere un like?
Il like è diventato tra i ragazzi quasi un’unità di misura importante per sentire quanto sono apprezzati. Passa da qui il bisogno di interessare a qualcuno, talvolta in modo quasi esclusivo rispetto a relazioni offline. A volte non importa nemmeno con quale significato l’altro l’abbia messo, quel like, ma è importante che l’abbia fatto, perché mi fa sentire bene, perché gli altri possono vedere quanto piaccio, perché piacere così tanto in rete, a volte, ha delle ripercussioni sulle vite sociali (e non solo social). Se io mi sento apprezzato, interessante, riconosciuto in qualcosa, anche se online, è più probabile che possa sentirmi così anche “nella vita reale”.
Bisogno di essere visti quindi, di essere considerati, anche nel mondo dei social, dove tutto appare più facile, dove spesso si può essere più persone diverse, o semplicemente “più” se stessi.
Quando ci chiediamo, a volte con superficialità, cosa ci troveranno mai i nostri figli, alunni, e adolescenti vicini a noi nel rincorrere tanti like, fermiamoci un attimo, chiediamoci come stanno, domandiamoci se quello che succede nelle loro vite offline è per loro soddisfacente allo stesso modo, o se per caso, quella ricerca spasmodica di popolarità, non sia una richiesta di essere guardati negli occhi, capiti: di sentire che qualcuno si interessa a loro anche fuori dai social.
Psicologa Psicoterapeuta